Jazzit Fest #4

#Jazzitfest giorno 1 – La buona pratica di Cumiana

20160624_150502È interessante a mio parere capire l’idea da cui parte il Jazzit fest, prendendo in oggetto lo svoglimento del festival qui a Cumiana.
Bisogna partire da un nuovo modo di concepire la cultura. Non è solo estetica e non è solo un’industria.

È un modo di vivere, è un’idea aperta,capace di interagire e condividere con tutti. Non è solo una questione di linguaggi e del loro aperto utilizzo. È tramutare queste idee in fatti reali e concreti. La cittadina di Cumiana ne è l’esempio. La città intera ha aperto le porte della propria casa, si è arrabbiata con il sindaco perché non ha chiuso le strade stamattina, tutti hanno operato per includere musicisti e addetti, farli sentire a casa. Portare i bambini a guardare Fantasia 2000 nel teatrino del comune oppure sedersi insieme a 300 sconosciuti e ascoltare le prove, parlando con loro e raccontando Cumiana.
Il concetto è formare le persone a vivere nella comunità, sentirsi parte di qualcosa che avanza e crea, costruisce. Collettivamente.
La categorizzazione ci ha portato a chiuderci. Noi dobbiamo aprire, al di là del gusto personale, al di là di noi. Creare e farne parte attivamente.
Una città che cambia in relazione ad un’idea. Straordinario e anche dissonante. Per questo funziona.
Luca Flores diceva che il linguaggio della musica è uno, quello dell’anima. Deve essere il linguaggio dell’uomo.
Educare all’ascolto non solo della musica ma anche dell’altro che con me c’è, esiste, vive, si relaziona.
E questa è la cosa più jazz che possa esserci.

Grazie a Luciano per la splendida chiacchierata.

Federica Di Bari

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