Jazzit Fest #4

Jazzitfest #4 – Il racconto

20160624_212147[1]Il Jazzit fest si è concluso da un giorno eppure non sembra. Ho ancora l’impressione di dovermi alzare e capire dove andare e cosa sentire, passare dal fantastico negozio di Cristina (la persona che mi ha ospitato) e dirle che mi sono svegliata, un po’ stanca ma felice. Le prove alle 11.30 della Elon Jazz Ambassador sotto la calda ma riparata Ala del Mercato Coperto, il momento di pace prima del pomeriggio e unico momento in cui, seduta ascoltando del buon jazz, vi scrivevo come andavano le cose qui a Cumiana.
O meglio lì a Cumiana.


Si perchè tornata a casa, appeso il pass e la locandina e indossata la maglietta ci si sente un po’ orfani di qualcosa. Orfani di una madre adottiva, di un palinsesto molto ricco e alle volte disorientante, dei workshop, degli amici, quelli nuovi che hai incontrato e quelli vecchi che hai rincontrato. Perchè era una festa e incontrare gente che non vedevi da una vita era fantastico.
20160626_201646[1]Il Jazzit fest è stato tante cose per tante persone. Per alcuni è stato un weekend di duro lavoro e impegno. La redazione del Jazzit (in particolare fatemi ringraziare la cara Arianna Guerin e Michelangelo Nocenzi) che insieme ai volontari hanno accolto tutti con un gran sorriso e insieme hanno lavorato per risolvere tutti i problemi che mano a mano in tre giorni di festival si vanno a creare. Per i tecnici dei palchi e i fonici, che hanno dovuto gestire ben 4 palchi che si sviluppavano in contemporanea, correndo assieme ai mille e mille volontari (forse non erano mille ma a me son sembrati tali) portavano strumenti da una parte all’altra di Cumiana. Una bravura, gentilezza come poche. Un grazie speciale va ad Amos e Luca, quegli angeli custodi che mi hanno prelevato da Caselle e portata a Cumiana e che si sono sempre preoccupati che tutto andasse bene.
Per altri è stata una continua scoperta. Penso agli abitanti di Cumiana che erano quelli che “a me non piace il jazz” ma i concerti venivano a sentirli. A tutti quegli abitanti che hanno aperto le loro case per accogliere tutti i musicisti e gli addetti ai lavori che erano venuti a popolare il borgo per quei tre giorni. Permettetemi di ringraziare Cristina e Mauro che mi hanno accolta come una figlia e mi son sentita subito a casa. La bellezza del mio Jazzit fest sono anche loro. 20160625_113426[1]A tutti i ragazzi dell’orchestra che dal North Carolina si sono trovati a Cumiana a suonare e dialogare con tutti. Attivissimi nei workshop e fantastici sul palco, tutti tra i 17 e i 23 anni con una forza d’animo trascinante. Tutte le residenze creative che hanno visto arrivare da loro oltre 300 musicisti a registrare, confrontarsi, farsi fotografare. E tutti i 300 musicisti che hanno vissuto questi tre giorni di musica e collaborazione (forse alcuni non avendo capito bene lo spirito della manifestazione e altri che non sono stati valutati come dovevano, ma sono incidenti di percorso normali in un festival di questa portata) fermandosi con tutti, parlando con tutti, anche con questa matta che girovagava per la città cercando di cogliere le sfumature sui visi di tutti e di raccontare con le parole le sensazioni che un festival del genere suscita.
I bambini sono stati i protagonisti più bravi, attivi e partecipi, non solo nei laboratori a loro dedicati ma anche durante le esibizioni sui palchi. Interagivano con i musicisti, ballavano, cantavano. Mentre la città si spegneva a mezzanotte, fosse stato uno di loro il sindaco, avrebbe dato disposizione di continuare fino all’alba!20160624_112418[1]
Ho sempre in mente le parole di Luciano Vanni, la testa pensante di questo festival: ho creato un software, sta a voi riempirlo.
Di sogni, di progetti, di speranze, di sorrisi, di cultura. Ognuno ha messo il suo. Cercando di creare qualcosa di bello e di nuovo. Di coinvolgente e inaspettato ma con un retrogusto di quel non so che.
Come quel bacio che non hai dato e che sai perfettamente che sapore avrebbe avuto.
Per me il Jazzit fest è stato questo, un nuovo modo di esplorare le connessioni umane e capire come realizzare una festa del genere con zero contributi pubblici e con una banca di sviluppo ideale che autofinanzia il festival e vuole costruire una scuola di musica a Cumiana.
20160626_170554[1]Silenziosamente mi sono aggirata tra le strade di Cumiana, accompagnata sempre da qualcuno o dalla musica. Il riuscirsi a non sentire soli lontani chilometri da casa è un’impresa difficile. Devo dire che tanto ha aiutato Beppe in questo caso e lo ringrazio molto, i suoi continui sfottò sulla mia meridionalità che poi ho compreso essere anche sua e le chiacchiere con lui sul festival sono state un bel momento. Come hanno aiutato Ashley Kahn, Maurizio Franco, Marco Fumo, Lorenzo Tucci, Fabio Giachino e tutti quanti hanno partecipato ai workshop, mi hanno insegnato tanto e sono stati tutti aperti al confronto e al dialogo.
Ma quelli che hanno dato miglior prova di se stessi sono stati i musicisti che con la loro musica hanno espresso bene il valore di comunità che si deve creare attorno alla cultura. Accogliere musicisti che non si conoscono e invitarli a suonare sul palco o semplicemente mangiare a casa dei propri padroni di casa perchè hanno fatto la torta e come si fa a rifiutare.20160626_211859[1]
Il software è stato riempito, noi siamo tornati alla nostra quotidianità e anche Cumiana. Che per tre giorni non è stata tranquilla, è stata un contenitore per tante idee che in circolo si sono mosse e hanno creato un modo diverso di concepire la musica e la cultura.
Grazie di cuore a tutti.

Federica Di Bari

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