Quando il tuo mondo è il Jazz difficilmente riesci a staccartene, a prenderti una pausa. Continui imperterrito ad ascoltare e ascoltare. E allora come delle arachidi salate, ne prendi una dopo l’altra senza fermarti. Allo stesso modo è per me il Jazz. Ascolto album uno dietro l’altro, magari li riascolto se mi hanno particolarmente colpito oppure passo al prossimo, senza fermarmi.
Salt Peanuts, tanti brani che prendo dal Real Book come se fossero arachidi da una ciotola. Non finiscono mai e non voglio mai che finiscano.
Ho iniziato ad ascoltare Jazz a 12 anni. Mio zio mi regalò un cd con tanti brani diversi, ricordo che il brano che mi colpì tantissimo era L’Angelo di Barbara Casini e Enrico Rava. Era la tromba, i respiri che aveva con i silenzi e le lunghe note sentite. Oppure quei momenti in cui le note erano così tante e veloci che non facevano in tempo ad arrivare all’orecchio che erano già diverse da quelle che erano state suonate. Rimasi incantata dal suono di quello strumento e da come veniva suonato.
Ma l’incontro decisivo avvenne a Locorotondo. Era il Locus Festival del 2009 e Fabrizio Bosso insieme a Filippo Timi realizzò un Omaggio a Chet Baker. Bosso suonava gli standard di Chet e Timi leggeva frammenti dalla sua autobiografia Come se avessi le ali. Quello che ricordo era come la tromba mi faceva venire i brividi. L’interplay tra lei e gli altri strumenti sul palco erano più comunicativi del racconto di Timi. Tornata a casa ho cercato subito Chet Baker e i suoi brani. Da allora non l’ho più lasciato, né lui né la sua My Funny Valentine.
Salt Peanuts non è solo l’omaggio a Dizzy Gillespie o al Jazz. È un regalo che faccio a me stessa e alla mia musica perchè penso che raccontare di lei sia un po’ il mio ringraziamento per tutto il bello che mi ha regalato in questi anni.
È difficile lasciare il Jazz una volta che te innamori, quando conosci i jazzisti e il loro modo di rapportarsi con la loro musica. Alla fine ti arrendi ad esso, mai resa è stata più bella ovviamente.
Salt Peanuts è un grazie, agli amici che ogni volta mi fanno scoprire qualcosa di nuovo di questo fantastico mondo (e ad uno in particolare), è un grazie a mio zio che mi ha messo sulla giusta strada, è un grazie come solo il Jazz può esserlo.
E ‘ veramente fantastico ciò che hai scritto, se ti posso dare del tu 😉 Io ho avuto lo stesso flash un po più tardi però lo avuto. Ho iniziato dall’innovazione, da Amy Winehouse, da Ray Charles o Stevie Wonder. Però poi ho scoperto il cuore pulsante del jazz, Storyville, Coltrane, Young, Bix Beiderbecke a mio avviso la cornetta più brava di tutto il mondo, mai stata surclassata da nessuno. Sono felice che ci siano ancora tanti giovani come noi ad amare ed a essere amati da questo genere meraviglioso.
Ti ringrazio molto per le belle parole. È bello sapere che siamo in tanti, soprattutto giovani, ad amare alla follia il jazz. Continua a seguirci, ci sono tante novità in arrivo 😉