Recensioni

Joy in Spite of Everything, Stefano Bollani

Bollani   Joy in Spite of Everything. Gioia nonostante tutto. Potrei concludere così la mia recensione del nuovo album in quartetto di Stefano Bollani uscito per la ECM. Perchè la musica racchiusa in questi nove brani è questo: gioia. Ma anche passione, lirismo, divertimento. In poche parole è jazz nel modo più puro e fresco che questo secolo ci offre. Con un quartetto d’eccezzione: Stefano Bollani al pianoforte, Jesper Bodilsen al contrabbasso, Morten Lund alla batteria, Mark Turner al sax tenore e Bill Frisell alla chitarra.


In questo album è racchiuso tutto il Bollani ascoltato fino ad ora. Il Bollani di Caricoca, di Storm in the Water ma anche delle session newyorkesi con Rava suonando Fellini. Si sono incontrati a New York senza essersi visti prima e in studio è scattata la magia. L’interplay tra i quattro musicisti è venuto subito fuori. Pianoforte e chitarra, nonostante siano due strumenti armonici di difficile legatura, in Joy in Spite of Everything si amalgano perfettamente, sostenuti dalla ormai solida ritmica del Danish Trio di Bodilsen e Lund e con il tocco di Turner, uno dei pochi sassofonisti della scena internazionale che canta con il sax parole tutte sue. Un album che si prende in giro, giocando addirittura con il papa in No pope no party, dove Turner da il meglio di se nel suo solo, parafrasando il tema, toccandolo per poi salire verso il tutto. Intenso, lirico, dolce ma passionale Alobar e Kudra, con un tema forte e chiaro dai sentori africani che cade e poi si rialza, correndo tra i tasti neri e bianchi del pianoforte, come se Alobar inseguisse Kudra. Las Hortensias è una ballad piena, con il tenore di Turner perso nei suoi ghirigori tra le cime delle note più alte. Particolare è la ripresa del tema da parte del contrabbasso a chiusura del solo di Bollani al piano. Ma il quartetto da il suo massimo nel brano di 12 minuti Vale, dove la chitarra di Frisell si rivela non solo tecnicamente ma anche melodicamente, con un espressivismo che solo un musicista completo come Frisell può avere. L’accoppiata Bollani-Frisell nel brano Teddy speriamo di sentirla nuovamente. Il piano riempie i silenzi della chitarra e viceversa ma senza prevaricare sul silenzio stesso, dandogli modo di esprimersi. Un brano unico e per questo di una bellezza toccante.
Joy in Spite of Everything è un album che sale, sale sempre più e tocca la cima annebbiata di quel monte inesplorato in copertina. Cima che noi non vediamo ma ascoltiamo a pieno, immersi negli spazi che tutti i musicisti ci lasciano vivere tra le note. Il brano Joy in Spite of Everything, che da il titolo all’album, lo chiude come un congedo. Un congedo pieno della gioia e della gratitudine al tutto che solo la musica può dare. Un ultimo pezzo nel quale divertirsi e divertirci, contagiando chiunque lo senta.
Joy in Spite of Everything nasce dalla bellezza raffinata del genio di Bollani, che ha sapientemente accomunato musicisti di grande spessore come Frisell e Turner insieme al suo ormai inseparabile trio. La gioia di un’incontro che fa scintille strabilianti, degne di una magia che solo il jazz può creare.

Federica Di Bari

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